“Il peccato è il male che si fa agli altri”. Nessuna legge è perfetta. Ci saranno sempre dei punti che vanno migliorati.
La libertà, la tolleranza, il rispetto crescono meglio nei campi aperti, distanti dalle utopie di perfezione. E in campo aperto, bisogna prendere posizione.
Il DDL Zan poteva essere riguardato ma non introduceva un reato di opinione, la violenza non è un’opinione, esistono opinioni che generano violenza nel momento in cui sono organizzate.
Quando si riesce ad evitare la famigerata dicotomia, e l’altrettanto famigerata semplificazione, si riesce a produrre pensiero. Ed è così che si contribuisce alla formazione dei sentimenti di non odio.
E nonostante la battaglia andasse comunque combattuta, segna un punto di non ritorno fondamentale e triste: adesso ne abbiamo la prova e la piena consapevolezza, il progressismo non può in alcun modo convivere né scendere a patti con il populismo.
Bisognerebbe semplicemente ricordarsi di questo assurdo oggi quando tra un anno e mezzo torneremo a votare.
Il “benaltrismo” è sempre alleato di chi non vuole cambiare le cose. E “ci vuole ben altro” è la frase più amata da chi persegue lo status quo.
In Italia non esiste ancora una legge che punisca i cd. hate crimines (però ci preoccupiamo del consenso di Biancaneve), dimenticandoci a cosa servono le leggi e che a volte quest’ultime, se approvate, salvano, come le fiabe, e non solo i bambini.
Basterebbe che nè loro nè gli adulti fossero lasciati soli con gli schemi, e che ci preoccupassimo che il tempo dei diritti scorresse almeno quanto quello della tecnologia, delle comunicazioni, e molto meno di quello del “politicallycorrect” … con un pò meno mele marce e avvelenate.