Questa sì che è una “Grande Italia”

Non basta sorridere a una scalinata per trasformarla in una rampa di accesso. Non succede mai. Sorridere a uno schermo televisivo non farà apparire i sottotitoli per chi è sordo.

Non basta starsene nel bel mezzo di una libreria a irradiare un atteggiamento positivo per convertire tutti i libri in braille. Non succede e basta.

La disabilità non ti rende eccezionale, ma chiederti cosa pensi di saperne, e cosa non ne sai affatto sì.

L’impegno e lo sport come chiavi per raggiungere la dignità che questi sportivi e queste persone meritano. E con la dignità può crescere anche il Paese. Non più solo un “mondo a parte” da raccontare per il suo grande valore umano ed emotivo, per le molteplici storie d’ispirazione e di riscatto, ma anche un mondo da vivere con la normale ritualità agonistica delle giornate olimpiche: l’ammirazione del talento sportivo e delle sue infinite possibilità.

Senza muri, quelli che però ammetiamolo hanno spesso dovuto abbattere da soli. Perché sono diversi, già, sono migliori.
Perché loro hanno scelto per essere la persona che volevano come alleata e si sono comportati di conseguenza, senza giudicare chi non ci riusciva.
Loro sono stati capaci di ripetersi ogni giorno che tutto si risolve, magari non subito, ma neanche un seme fa il fiore appena viene interrato. E hanno preso il tempo della vita per vivere tenacemente.

Questa sì che è una “Grande Italia”.