I giovani fanno politica allo stesso modo degli adulti. Anzi meglio

Abbiamo passato giorni a leggere un’ idea diffusa tra commentatori e politici di come i “giovani” dovrebbero limitarsi ad essere semplicemente “giovani”, di come andrebbero tutelati e non incentivati a qualsivoglia manifestazione e protagonismo. Abbiamo soprattutto letto come allo stesso modo gli studenti sono semplicemente studenti. Non hanno il diritto a organizzarsi politicamente, come chiunque altro nella società, altrimenti sono automaticamente “vittime” di “strumentalizzazioni” o peggio ancora soggetti ingenuamente pilotati senza autonomia di pensiero.

Ecco questa visione per fortuna è una visione perdente. E non reale.

Gli studenti che manifestano riescono a mobilitarsi perché si organizzano. C’è chi lo fa grazie a sigle sindacali e associative, chi in collettivi della propria scuola, chi partecipa ad assemblee che riuniscono ragazzi di più istituti. Scrivono comunicati rivolti alla stampa, distribuiscono volantini, comunicano con manifesti e striscioni quanto con le stories su Instagram le loro ragioni.
Una città, come qualsiasi politica costruttiva deve dare loro Possibilità: serve che se necessitano di uno spazio per riunirsi, fare una riunione, preparare il materiale per una manifestazione o farsi prestare un megafono trovino un alleato magari nei centri sociali, che in ogni grande ma soprattutto piccola città, non devono morire. Come ogni cosa che gli ruota attorno. A Cairo dal 2010 abbiamo il centro Aggregazione Giovanile «Pietro Infelise» al Buglio, che deve continuare ad essere voluto da qualsiasi amministrazione comunale per essere quell’importante luogo di integrazione per i ragazzi, bisognosi come ciascuno di noi di attività ludico-ricreative e sportive che favoriscano la condivisione, l’integrazione e l’interscambio, non solo per il quartiere in cui è inserito ma anche per l’intera comunità.

Le politiche di incentivazione per i giovani, per i loro spazi, per i loro sport, per le loro necessità devono essere sociali al punto da essere accoglienti e domestiche per i giovani e a servizio delle famiglie cairesi che vogliono vedere i loro figli sereni.
Luoghi che andrebbero riscoperti, aiutati a rimanere aperti, aiutati i volontari che stanno lì per la democrazia, quella che vorremmo negare anche a quegli studenti che coscientemente e per crescere, chiedono al Governo che gli investimenti promessi nell’edilizia scolastica con la pandemia diventino realtà, più servizi dedicati al benessere psicologico e un’educazione sentimentale e sessuale adeguata, ecc ecc.

Quegli studenti che sulla e dalla loro piattaforma esprimono un punto di vista sulla scuola, sulla società e sul futuro. I giovani che fanno politica allo stesso modo degli adulti. Anzi meglio.

Ascoltarli politicamente e in maniera adulta, se lo fossimo, sarebbe posizionarsi rispetto a queste istanze.
Horst Wein, ideatore della famosa “cantera” del Barcellona: “In ogni essere umano esiste un bimbo che vuole giocare …. e non vincere”. I giovani, questi studenti, manifestando, hanno dimostrato di voler “giocare” nel senso di partecipare alla vita, perché solo così è vita vissuta e modellata.

Noi “adulti” dovremmo lasciargli il rispetto della legalità. E impararlo nuovamente.