L’obbligo vaccinale per gli over-50

Il Decreto del Consiglio dei Ministri che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over-50 oltre a trovare malcontento nei no-vax, ha altresi provocato reazioni contrarie in chi si aspettava un obbligo vaccinale “universale” quale soluzione definitiva al Covid.

C’è chi ha accusato il governo di mediocrità, dilettantismo, debolezza, e sopratutto c’è stata critica sull’irrisorietà della sanzione per chi, pur dovendo, non si vaccina: “appena 100 euro una-tantum”.

Credo per onestà di tutti che Draghi non possa essere sospettabile di non conoscere l’importanza dei vaccini né di temere di dettare la linea.

Nessuna autorità pubblica ha mai avuto la possibilità di controllare e far applicare le norme che vara. E nessuna norma, di per sé, ha il potere di modificare il comportamento collettivo, né sono le sanzioni a persuadere nel rispetto delle norme.

Queste ultime in una democrazia liberale servono innanzitutto per darsi fondamenti di convivenza civile, per indicare il meglio per tutti, che cosa si può fare e che cosa no, e la sanzione è soltanto un passo successivo, e non può essere mai, (lo è in dittatura), il puro ricatto da opporre al dissenziente.

Tutta la nostra Costituzione (costata fatica e lotte morali) è fondata su questo principio.
Il caso dell’obbligo vaccinale ne è un esempio. E’ una norma che comprende in sé la sanzione: se non mi vaccino, non posso andare a lavorare, non posso andare al cinema, non posso andare in palestra, non posso andare al ristorante.

È un obbligo che si propone l’obiettivo del risultato non quello di punire nel modo più spietato, più spettacolare, e più sterile, chi riteniamo di ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo.

Il passo fatto da Draghi è molto più democratico di come ingenuamente vogliamo vedere, e di come per superficialità interpretiamo.
È privo di quell’odio che non vogliamo ma decantiamo.

A noi sta scegliere se volerci sentire parte di una comunità e quindi rispettare quelle norme che sono proprio quei “confini” che la comunità traccia per decretare chi vi appartiene e chi no.
Sono i valori condivisi che danno forza al patto sociale e potere alle norme. Più i valori sono poco condivisi o confusi, più il patto sociale si indebolisce e le norme diventano porose e contraddittorie.

È inclusione, è riuscire a scrutare la complessità del presente, oltre a difendere quanto di buono e importante c’è nel passato. E soprattutto immaginare un futuro, o provarci.