Bologna 2 agosto. Non “abituarsi” all’orrore

Quel sabato 2 agosto 1980, la stazione di Bologna brulicava di famiglie in partenza per il mare, militari in licenza, studenti pronti per la loro gita all’estero.

Bennato cantava “sono solo canzonette”, per i più romantici risuonavano le melodie di Billy Joe e il Nome della Rosa era uscito da poco.

La sala d’aspetto di seconda classe era affollatissima. Una signora sfogliava una rivista e con la coda dell’occhio controllava il figlio che oltre la porta a vetri gironzolava sul marciapiede del primo binario.

L’ultima cosa che vide quella donna fu suo figlio che saltava per aria.

Erano le 10:25 e ancora una volta un orologio scandiva una carneficina.

Su perché era già successo il 12 dicembre 1969 alle 16:37 in piazza Fontana a Milano, il 28 maggio 1974 alle 10:12 in piazza della Loggia a Brescia e ancora, in quello stesso anno, all’1:23 del 4 agosto a San Benedetto Val di Sambro, alle porte di Bologna, quando un ordigno scoppiò sul treno Italicus.

Questa volta, a provocare l’eccidio era stata una valigia sistemata in quella sala d’aspetto: 23 chilogrammi di esplosivo che provocarono 85 morti e oltre 200 feriti, molti dei quali sepolti sotto le macerie dell’ala ovest della stazione crollata. L’onda d’urto aveva investito anche il treno fermo sul primo binario demolendo la pensilina.

Per estrarre le persone si scavò con le mani e per trasportare i feriti negli ospedali della città si usò ogni mezzo, taxi, auto private e persino autobus.

L’autobus 37 e l’orologio del primo binario fermo alle 10:25 divennero simbolo di quella che l’allora presidente Sandro Pertini definì “l’impresa più criminale mai avvenuta in Italia”.

C è chi scrive che oggi forse la verità è vicina, io credo che dopo 41 anni vicina sia un termine molto inappropriato.

La sera piazza Maggiore si riempì: Bologna, attonita e sgomenta, non chiedeva vendetta ma giustizia. Forse perché 41 anni fa avevamo più fiducia di oggi, o forse non si pensava ancora ad un’Italia delle stragi senza colpevole, l’Italia delle stazioni in mille pezzi, degli attentati ai magistrati, della strategia della tensione.

“Fra tutte le azioni delittuose che gli uomini possono compiere contro altri uomini, la strage è quella che più si avvicina al male radicale” scriveva Norberto Bobbio.

Un Paese evoluto deve trovare il tempo per ricostruire la sua storia. Uno Stato di diritto deve trovare il tempo per dare giustizia alle vittime della violenza. E noi dobbiamo ricordare.